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giovedì 20 luglio 2017




Dear Friend,

on 18th September Rotary Club Rome International will organise a special event in a unique location in Rome about the fine art of bespoken book making, hosting an outstanding speaker Dino Salvatore Giorgio, CEO at D'Oro Collection. If you wish to attend, please contact

Massimo Berardi
RC Rome International
2017/18 President
info@fareimpresadivertendosi.com
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Le micro imprese virtuali sono sempre più attraenti. Per “virtuale” non s’intende non reale, bensì un’entità con spese fisse ridotte al minimo, considerando che i computer costano ormai meno dell’arredamento dell’ufficio. Sviluppato un proprio modello di business e un’identità digitale, la micro impresa si presenta sul mercato attraverso i nuovi canali video e mobili.  Molte di queste aziende tendono a non rendere nota la loro sede fisica, in modo da non essere percepite come legate a uno specifico territorio. I contatti e le collaborazioni con queste aziende avvengono a seguito di ricerche sul web, di passa parola e di feedback dei clienti.
Mentre le politiche degli Stati e delle grandi imprese hanno contribuito a ridurre le cosiddette barriere doganali e la comunicazione digitale ha favorito la condivisione delle conoscenze, le grandi reti hanno ridotto le distanze determinando quel fenomeno che oggi si chiama globalizzazione. Su queste basi i confini dei mercati vanno ripensati per cogliere opportunità imprenditoriali basate su modelli di business differenti rispetto a quelli tradizionali.
In genere la micro impresa presenta una struttura creativa, flessibile con un’innata inclinazione a prendere rischi e una catena di comando corta e quindi rapida nell’agire. Sperimenta l’innovazione con creatività e rischio limitato in mercati di nicchia. Questi, a loro volta, acquisiscono valenza strategica, interpretando i desiderata emergenti e offrendo accesso a clienti innovatori che influenzano i gusti dei mass market. La micro impresa può intraprendere anche progetti complessi in collaborazione con altre micro imprese, ciascuna specializzata in modo sinergico ai fini del progetto, creando così un ecosistema imprenditoriale basato sulla conoscenza e sulla collaborazione.  Questo meccanismo, già noto a micro imprese nate come spinoff di Università e Politecnici, si sta diffondendo in molti mercati. In Italia, negli anni passati, si sono sviluppati i ben noti distretti manifatturieri che hanno anticipato l’ecosistema d’imprese. In un dato territorio, una grande impresa rappresentava la capofila, mentre le piccole lavoravano a cottimo per la grande, oppure tante medio piccole aziende si specializzavano per realizzare prodotti, anche complessi, a minor costo. Nel passato il modello dei distretti manifatturieri era competitivo, così fortemente legato a un territorio, ove erano sviluppate e condivise competenze professionali specializzate, che si tramandavano di generazione in generazione. Oggi l’ecosistema non obbliga le imprese a rimanere una vicina all’altra. Anzi la vicinanza è considerata una condizione non necessaria.  I nuovi ecosistema d’impresa si sviluppano attraverso la collaborazione tra vari poli di conoscenza e competenze, a progetto.
Alcune grandi imprese hanno compreso queste dinamiche e spesso le agevolano, preferendo concentrarsi nello sviluppo dei propri mercati, pronte ad entrare in quelli nuovi se stabili e con potenziale. L’entrata nei nuovi mercati, in genere, avviene per acquisizione delle micro imprese oppure sviluppando organicamente nuovi rami d’azienda. In genere l’acquisizione è la via preferita, perché porta immediati vantaggi, pur con i ben noti problemi d’integrazione, sia a livello culturale sia di controllo e procedurali. Ma gli imprenditori delle micro imprese conoscono questo meccanismo e preparano la propria attività alla vendita per massimizzare il vantaggio economico.



Infine una considerazione sulla cultura aziendale: una volta i giovani come primo lavoro speravano di essere assunti dalla grande impresa, perché era quella che insegnava a lavorare e investiva sulle professionalità, offrendo così un’ampia visibilità sul mondo imprenditoriale più avanzato. Oggi questo modello è capovolto. Infatti , sono sempre meno le grandi imprese che investono nei giovani ad alto potenziale, mentre sono le micro imprese che offrono a un giovane la possibilità di sviluppare un ruolo più creativo, di far parte di un progetto ambizioso, di analizzare informazioni di mercato, di tenersi continuamente aggiornati e testare le proprie ambizioni e capacità coprendo differenti ruoli di responsabilità. Tutto ciò richiede un approccio imprenditoriale che i giovani non sempre hanno, perché la scuola e le università italiane non preparano lo sviluppo di queste competenze.
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Oggigiorno chi intende creare un’impresa, che sia a scopo di profitto o sociale o governativa, che sia una piccola start up oppure lo sviluppo di un ramo d’azienda di una grande corporation, che offra un gruppo di prodotti oppure di servizi, si pone il problema da dove iniziare.     L’esigenza condivisa dagli autori classici di testi di marketing e di strategia aziendale propongono più o meno sofisticati business plan. Si tratta di un’analisi dettagliata relativa al periodo di start up di 2-3 anni con informazioni del mercato, quindi clienti e concorrenti, dei prodotti e servizi offerti e di tutte le risorse ed infrastrutture necessarie a mettere a punto l’impresa. Purtroppo, come noto, nessun business plan sopravvive al primo contatto con il cliente! Infatti il business plan, per quanto sia sofisticato, rappresenta la capacità del neo imprenditore di immaginare un futuro che non esiste e di realizzarlo in un tempo pianificato prima di iniziare l’attività. Vero che un business plan che si rispetti potrà essere aggiornato a scadenza mensile o trimestrale, ma l’esperienza insegna che spesso diventa un esercizio teorico, poco utile nella pratica, dimenticato in uno scaffale appena si inizia a fatturare. Questo soprattutto perché la risorsa più scarsa del neo imprenditore o del team imprenditoriale è il proprio tempo. Inoltre, a parte la difficoltà di dover descrivere in dettaglio la nuova impresa prima che essa nasca, esiste il “competition game”, ove i concorrenti non rimangono mai immobili di fronte ad un nuovo arrivato se questi rischia di portare via loro immagine e clienti importanti. Quindi diventa sempre più difficile immaginare le loro contro mosse e le nostre in una partita a scacchi ove si gioca per conquistare la sostenibilità. Si sa che il mondo di oggi è in rapidissima evoluzione sia per cause endogene dei mercati che esogene, come ad esempio l’eterogeneità delle popolazioni, la complessità dei problemi sociali, l’economia a forbice ove i segmenti più abbienti e quelli meno lo sono sempre di più, l’invecchiamento delle persone, le nuove tecnologie, la computerizzazione a basso costo, la globalizzazione, ecc. ecc. Il business deve tenere presente queste forze che possono avere un impatto rilevante nel tempo. In sostanza il business plan è quindi lo strumento che ha il pregio di porci le domande giuste ma rappresenta anche il rischio di fossilizzare le nostre risposte, creando delle false certezze, valide perché le abbiamo pensate inizialmente, ma che non siamo certi che rappresentino il massimo dell’utilità, nelle modalità scritte nella prima bozza di business plan. I neo imprenditori, compiaciuti delle loro idee e progetti, spesso tendono ad andare avanti, senza perdere troppo tempo nella fase di progettazione dell’impresa.
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lunedì 4 gennaio 2016

Oggigiorno chi intende creare un’impresa, che sia a scopo di profitto o sociale o governativa, che sia una piccola start up oppure lo sviluppo di un ramo d’azienda di una grande corporation, che offra un gruppo di prodotti oppure di servizi, si pone il problema da dove iniziare. L’esigenza condivisa dagli autori classici di testi di marketing e di strategia aziendale propongono più o meno sofisticati business plan. Si tratta di un’analisi dettagliata relativa al periodo di start up di 2-3 anni con informazioni del mercato, quindi clienti e concorrenti, dei prodotti e servizi offerti e di tutte le risorse ed infrastrutture necessarie a mettere a punto l’impresa. Purtroppo, come noto, nessun business plan sopravvive al primo contatto con il cliente! Infatti il business plan, per quanto sia sofisticato, rappresenta la capacità del neo imprenditore di immaginare un futuro che non esiste e di realizzarlo in un tempo pianificato prima di iniziare l’attività. Vero che un business plan che si rispetti potrà essere aggiornato a scadenza mensile o trimestrale, ma l’esperienza insegna che spesso diventa un esercizio teorico, poco utile nella pratica, dimenticato in uno scaffale appena si inizia a fatturare. Questo soprattutto perché la risorsa più scarsa del neo imprenditore o del team imprenditoriale è il proprio tempo. Inoltre, a parte la difficoltà di dover descrivere in dettaglio la nuova impresa prima che essa nasca, esiste il “competition game”, ove i concorrenti non rimangono mai immobili di fronte ad un nuovo arrivato se questi rischia di portare via loro immagine e clienti importanti. Quindi diventa sempre più difficile immaginare le loro contro mosse e le nostre in una partita a scacchi ove si gioca per conquistare la sostenibilità. Si sa che il mondo di oggi è in rapidissima evoluzione sia per cause endogene dei mercati che esogene, come ad esempio l’eterogeneità delle popolazioni, la complessità dei problemi sociali, l’economia a forbice ove i segmenti più abbienti e quelli meno lo sono sempre di più, l’invecchiamento delle persone, le nuove tecnologie, la computerizzazione a basso costo, la globalizzazione, ecc. ecc. Il business deve tenere presente queste forze che possono avere un impatto rilevante nel tempo. In sostanza il business plan è quindi lo strumento che ha il pregio di porci le domande giuste ma rappresenta anche il rischio di fossilizzare le nostre risposte, creando delle false certezze, valide perché le abbiamo pensate inizialmente, ma che non siamo certi che rappresentino il massimo dell’utilità, nelle modalità scritte nella prima bozza di business plan. I neo imprenditori, compiaciuti delle loro idee e progetti, spesso tendono ad andare avanti, senza perdere troppo tempo nella fase di progettazione dell’impresa.
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